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CORSO FORZOSO
Sospensione della convertibilità di una moneta cartacea in moneta metallica. I primi esempi risalgono alla fine del XVIII secolo (nel Regno unito durante le guerre napoleoniche). Per tutto il XIX secolo fu considerato come un'infrazione rispetto alle regole del gold standard. In quanto tale, faceva in genere perdere valore (svalutazione) alla moneta rispetto alle altre rimaste convertibili in oro: fu quindi utilizzato come risorsa estrema, in situazioni eccezionali (guerre ecc.) o da parte di paesi strutturalmente deboli. Divenne progressivamente la norma dopo la Prima guerra mondiale. In una prima fase il diritto alla convertibilità fu ristretto agli scambi fra le banche centrali e in seguito fu abolito del tutto (accordi di Bretton Woods, 1944). Nel corso del XIX secolo la lira fu sempre una moneta particolarmente debole, con lunghi periodi di inconvertibilità. Il nome di corso forzoso è però in genere associato al provvedimento adottato nel 1866 in seguito al crollo della fiducia nella lira da parte degli investitori esteri durante la Terza guerra di indipendenza. Provocò una svalutazione di circa il 10 per cento, proteggendo temporaneamente l'industria italiana. La convertibilità fu ripristinata nel 1881 e di nuovo abbandonata nel 1893, pur senza proclamarlo ufficialmente.
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